Si sono svolti ieri a Roma gli Stati Generali della Natalità, promossi dal Forum delle Associazioni Familiari: un problema, quello delle poche nascite nel nostro paese, sempre più preoccupante e segno di una crisi sociale strutturale.
I numeri sono drammatici: l’età media degli italiani è 47,2 (la più alta d’Europa), il numero di figli per donna è 1,24, mentre nel 2020 sono nati nel nostro paese solo 404.000 bambini, con una riduzione del 30% negli ultimi 12 anni (nel 1964 furono più di un milione!).
Il premier Draghi, nel suo intervento, ha dichiarato che “Per decidere di avere figli, i giovani hanno bisogno di tre cose: di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. Un’Italia senza figli è un’Italia che non ha posto per il futuro, è un’Italia che lentamente finisce di esistere.”
Anche Papa Francesco, ovviamente, ha insistito sul tema: “È necessario dare stabilità alle strutture di sostegno alle famiglie e di aiuto alle nascite. Sono indispensabili una politica, un’economia, un’informazione e una cultura che promuovano coraggiosamente la natalità”, mentre ci sono ancora troppe “donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia”.
Il presidente del Forum, Gigi De Palo, ha sottolineato come questo problema possa ripercuotersi sulla società a vari livelli: “gli anziani vivono sempre più a lungo, ma se diminuiscono i giovani, cosa accadrà tra una decina di anni? Chi pagherà le pensioni se si assottiglia il numero di chi paga le tasse? La natalità è la nuova questione sociale, se non interveniamo ora, crolla tutto”.
In tal senso, una prima soluzione potrebbe arrivare dall’Assegno unico universale, un provvedimento strutturale che partirà a luglio e che riguarderà 12 milioni tra bambini e giovani fino ai 21 anni, per un impegno di spesa totale che si aggira intorno ai 21 miliardi di euro; secondo Draghi è una svolta epocale, che sarà irreversibile: vedremo se basterà a invertire la tendenza.